La terapia di gruppo è un momento importante per chi sceglie di fare un percorso di psicanalisi ma l’attuale situazione di pandemia mondiale e le restrizioni attuate dai Governi hanno alterato le nostre abitudini, i meccanismi e le attività individuali contro ogni aspettativa: spicca sicuramente il ridotto contatto fisico con gli altri.
Un insieme di fattori che di fatto non agevolano nemmeno le attività terapeutiche di gruppo dove sarebbe comunque garantita la distanza tra i partecipanti.
Il contesto di emergenza sanitaria ha spalancato le porte agli interventi online da parte dello psicologo, cercando di affidarsi al potere del gruppo che potrebbe fornire un metodo di guarigione profonda per molte persone alle prese con le proprie problematiche e “costrette” all’isolamento sociale.
Un trend in crescita quello delle consulenze online che ha permesso al terapeuta di non perdere d’occhio i propri assistiti, dando continuità alle sedute; al contempo, il paziente non viene lasciato solo. Il punto di contatto per favorire ciò è dato dalla tecnologia odierna e dall’ampia galassia di app e piattaforme che facilitano le videochiamate in modalità “smart” ovvero tramite pc, tablet, smartphone.
Linguaggio del corpo, organizzazione, gestione, rischi di distrazione o scarso coinvolgimento. La forza del modello online di una seduta è da ricercare da un bisogno che ha aumentato la carica in questi ultimi mesi: il bisogno di connettersi.
Un elemento che quasi per inerzia riattiva dei meccanismi virtuosi come il ripristino della sinergia sviluppata nel tempo e che si è riproposta per rendere ancora organico e confortante l'ambiente virtuale del gruppo.
In questi tempi emotivamente turbolenti, la coesione sentita nella terapia di gruppo può assumere un nuovo significato a causa dell'ombrello dell'incertezza sotto il quale stiamo vivendo. E la necessità di promuovere l'ottimismo durante una crisi globale è stata catapultata in primo piano.
Diventa così determinante porre le basi per una terapia di gruppo che si evolve in termini di possibilità ma che non deve allontanarsi dalle sue basi e best practice, facendo leva su 3 importanti concetti:
Un effetto a catena della pandemia da Covid-19 è stato il colpo all'economia che ha lasciato molti lavoratori senza lavoro, licenziati o subendo significativi tagli salariali. È qui che entra in gioco il potere della catarsi. La condizione di futuro opaco e un momento economicamente difficile per tutti ha creato un feedback ad ampio raggio: alcuni gruppi analizzati da qualche mese a questa parte hanno fatto emergere l’utilità di esprimere visioni, sensazioni e sentimenti in modo da connettersi universalmente con gli altri.
La quarantena complica l'obiettivo di mantenere un'adeguata cura di sé. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso dei dati significativi che parlano di un aumento della depressione a causa dell'alterazione delle routine e dei mezzi di sussistenza. Naturalmente, le attività standard di cura di sé per molti uomini (andare in palestra, bere birra al bar, praticare sport incentrati sul contatto) sono rapidamente scomparse dal quadro quando la pandemia ha costretto a limitarsi. Ciò ha spinto molte persone a diventare più innovative e fantasiose: attività mai svolte prima, cose rimandate che ora diventavano agevoli da svolgere. Questi e tanti altri tasselli compongo un mosaico della condivisione delle idee creative, dei punti di forza, della condivisione che rafforza l'autostima di ogni membro e lo induce a ricevere spinte di un’intensità nuova.
Entrare in contatto con colleghi e amici usando Zoom o Skype può offrire una grande spinta morale. Occorre però evidenziare come in un gruppo dove è in corso una terapia sia necessaria l’elaborazione emotiva, l’unità che forgia e plasma tutti i partecipanti che avvertono come positivo il contesto in cui si trovano, dovendo rinunciare al contatto fisico e alla presenza. Possono trovare continuità le sensazioni provate nelle sedute pre-Covid e in generale, entrare in contatto con le persone ricorrendo alla tecnologia, può rinsaldare i legami a patto che la “comunicazione” verta su informazioni positive e non vi siano accezioni di carattere opposto.
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