"Tenete le mani aperte, tutta la sabbia del deserto passerà nelle vostre mani. Chiudete le mani, non otterrete che qualche granello di sabbia" -Dogen
“Essere accettati dagli altri nonostante si creda di essere fondamentalmente ripugnanti, inaccettabili o sgradevoli è una potente forza risanatrice.” I. Yalom
La Mindfulness è un insieme di pratiche volte ad aumentare la consapevolezza di sé, a sviluppare quella che gli orientali definirebbero la presenza mentale nel qui e ora.
E il qui e ora, concetto chiaro anche in Psicoterapia della Gestalt, è l’unico punto di contatto reale che abbiamo con quello che potremmo definire il continuum spazio-tempo della nostra esistenza. Come diceva un celebre personaggio di un film animato molto famoso per bambini (ma non solo), il passato è storia, il futuro è un mistero, ma oggi è un dono ed è per questo che si chiama presente.
La Mindfulness è quindi lo sviluppo di un’attenzione intenzionale, non giudicante e gentile, rivolta all’esperienza presente, che permette all’individuo di rompere l’automatismo degli schemi appresi che influenzano la coscienza e aumentare la flessibilità di risposta nel contatto con il mondo, ovvero il libero arbitrio e la capacità di scelta consapevole.
La psicoterapia interviene quindi nel momento in cui è necessario lo sviluppo di una creatività esistenziale che metta l’individuo al centro della propria vita e un addestramento all’esperienza condotta su tre assi significativi: etica, estetica e logica, ovvero fare in modo che la propria vita sia più giusta, più bella e più intelligente.
In questa prospettiva, il gruppo funge da contenitore e amplificatore dei vissuti, accelerando e rendendo più significativi i passaggi chiave dell’esperienza personale. Partendo infatti da un altro concetto chiave sia delle pratiche di Mindfulness che della Psicoterapia ad orientamento fenomenologico-esistenziale che è l’assenza di giudizio o la sua “messa tra parentesi”, per citare Husserl, il gruppo permette, in un gioco di specchi e di risonanze emozionali profondo e condiviso, l’addestramento al senso specifico delle relazioni umane, al ridimensionamento del portato narcisistico del vissuto individuale e a un “fare comunità” dell’esperienza singola in un mondo che ha progressivamente perso il senso della compartecipazione, della solidarietà e del “bene comune”.
È fondamentale, oltre a non sentirsi isolati in una pratica, quella meditativa, l’avere la sensazione e la consapevolezza di far parte di un tutto, di una interconnessione esistenziale che in qualche modo rassicura e al tempo stesso favorisce lo sviluppo della pratica stessa.
Nella psicoterapia, superato lo scoglio della riservatezza, della vergogna sociale e dell’evitamento del contatto con l’altro dato, per lo più, dalla propria storia personale, avviene qualcosa di analogo: i vissuti si riflettono in quelli dell’altro, trovando accoglienza, gentilezza e non-giudizio, modalità relazionali quasi sconosciute della quotidiana socialità e che permettono alle persone di esprimersi liberamente, trovare percorsi comunicativi nuovi e fare esperienza di possibilità relazionali differenti da quelle sclerotizzate nella storia di vita personale.
Possono partecipare, previo un colloquio gratuito di conoscenza individuale, tutti coloro che sono interessati alla propria crescita personale, anche senza alcuna esperienza di meditazione, e/o che per varie necessità esistenziali sentano il bisogno di confrontarsi per migliorare la qualità della propria vita, ridurre lo stress e l’ansia e cambiare positivamente quelli che crede essere i propri problemi relazionali e affettivi.
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