Sono trascorsi 18 mesi da quando la pandemia da Covid-19 ha iniziato a modificare la nostra vita e quindi le nostre abitudini, anche le più semplici: per evitare il contagio abbiamo limitato i contatti, eliminato gli incontri e dirottato sugli strumenti tecnologici più evoluti gran parte dei nostri bisogni informativi e interpersonali. Molte attività hanno visto un exploit in termini di accesso online: webinar per la formazione e per l’aggiornamento, videochiamate di gruppo per i lavori di squadra o anche molte selezioni del personale (tanti colloqui conoscitivi per esempio) o gli esami universitari fino alle discussioni delle tesi. Ha preso forma una nuova dimensione della fruizione dei servizi che ha cercato di unire i bisogni degli individui con le necessità e le limitazioni di questa delicata fase storica.
Anche le attività di consulenza terapeutica si sono evolute in tal senso: la terapia online si è manifestata in più forme comunicative (SMS, telefonate, videoconferenze, email sfruttando app e piattaforme di ogni tipo) tanto da avvenire “normalmente” online. A dire il vero la teleterapia era ben avviata come soluzione già prima della pandemia del 2019, basti pensare alla diffusione di app come Talkspace e BetterHelp che fornivano servizi di supporto online alla salute mentale: c’era quindi una base dalla quale partire e le dinamiche sono state appunto favorite da un contesto già pronto per affermarsi in modalità a distanza soprattutto in virtù dell’impossibilità di effettuare sedute in presenza, come accadeva in tempi non sospetti. Una scelta obbligata che non ha intaccato affatto la continuità dei servizi e dei percorsi per i pazienti.
La natura collettiva di questa crisi ha messo in risalto l'importanza del preservare l’integrità della nostra salute mentale allo stesso modo di quella fisica (altro ambito in cui le lezioni online sono aumentate in maniera esponenziale). L’attuale contesto storico e globale richiede una convivenza con le norme di prevenzione del contagio: nel mondo, durante la pandemia e in quello che sarà il futuro, emergeranno abitudini che ora sembrano sperimentali o provvisorie ma che potrebbero rivelarsi vere e proprie consuetudini tramutandosi in vantaggiose per una alta consapevolezza delle la salute mentale quale valore di fondamentale importanza per le persone.
Uno studio dell'American Psychological Association (APA) nel maggio del 2020 ha dimostrato il cambiamento in atto. L'APA ha intervistato i suoi membri e ha scoperto che il 64% di loro non ha assistito di persona nessuno dei propri pazienti durante la pandemia. Con l’inizio dell’emergenza sanitaria l'85% dei membri ha riferito di aver seguito oltre il 75% del proprio carico di lavoro tramite teleterapia, partendo da una base di telemedicina. I medici preoccupati per ogni cliente e per l'efficacia della teleterapia sono stati costretti ad adattarsi ad essa in una fase emergenziale così imponente come la pandemia globale, un periodo in cui le persone in tutto il mondo hanno lottato con la salute mentale mentre cercavano di abituarsi a situazioni senza precedenti (lockdown, alterazione o annullamento degli spazi e delle attività personali).
Sembra chiaro che la terapia online abbia un impatto totalmente diverso da quella a tu per tu poiché non consente di instaurare un’empatia frutto della vicinanza e di interpretare alcuni segnali della comunicazione non verbale. Può essere una criticità ma con il tempo si possono migliorare tanti aspetti e consolidarne le peculiarità: rimane comunque uno strumento altrettanto efficace e funzionale per garantire il prosieguo delle attività terapeutiche.
Fondamentalmente abbiamo imparato che il trattamento può essere duraturo ed efficace indipendentemente dalla tipologia di incontro (sia esso fisico sia esso online). La terapia a distanza in modalità telematica può essere più accessibile per le persone che potrebbero avere bisogno di supporto anche per la prima volta mostrando quindi la necessità di aver cura di sé in virtù del momento storico e anche in prospettiva.
Paradossalmente la situazione può agevolare o per certi versi facilitare il ricorso alla terapia: per partecipare a una sessione è sufficiente un click rimanendo a casa o in un luogo qualunque senza doversi spostare. Ciò influisce positivamente sull’organizzazione della propria quotidianità. La terapia online aumenta anche il numero di terapisti disponibili, elemento utile questo per le persone che si trovano in luoghi impegnativi in termini di trasporto e raggiungibilità: più scelta, contatto immediato, sessioni agevoli e smart con una semplice connessione a portata di mano.
Va evitato uno spazio condiviso in casa (meglio in stanza da soli che in cucina o nel salone) ed è opportuno scegliere anche un punto in cui si possa parlare liberamente senza disturbare chi vive con noi e dal quale parlare senza timore di essere ascoltati (la riservatezza di alcune informazioni è cruciale).
Chiaramente tornare alla normalità potrà determinare una contrazione della terapia online ma questa può rivestire un ruolo importante come opzione e scelta utile a soddisfare le esigenze di entrambe le parti (sia del terapeuta sia del paziente).
Indipendentemente dal modo in cui si ricorre al supporto online per la terapia, è importante continuare a concentrarsi sulla nostra integrità senza lasciare nulla al caso: il ritorno alla normalità potrà dare un nuovo equilibrio o ricondurre alla zona di comfort ante-pandemia ma non vanno sottovalutati gli aspetti che potrebbero avere strascichi anche in futuro.
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