Psicologo per bambini, quali attività proporre?

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Affidare un bambino ad una guida psicologica può essere un passo importante per la sua crescita e per un percorso utile a comprendere e migliorare.

Diventa necessario per un genitore scegliere la figura giusta stabilendo un piano di intervento: entra quindi in gioco la figura dello psicologo infantile.

Vediamo nel dettaglio qual è il suo raggio d’azione e come si ritaglia un proprio spazio come figura di riferimento e consulente.

Lo psicologo infantile si forma a livello professionale per fornire valutazioni e trattamenti per i bambini che hanno problemi comportamentali, sociali, emotivi (può riconoscere anche i primi segni di depressione per i bambini) o educativi. Ha conoscenze specifiche sullo sviluppo del bambino e sui disturbi dell'infanzia come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) o il disturbo dello spettro autistico (ASD).

Cosa fa uno psicologo infantile?

Gli psicologi infantili lavorano in modi diversi dagli altri psicologi. Questo perché lavoriamo con gli adulti che fungono da riferimento per i bambini (come insegnanti e genitori) e con i bambini stessi. Intraprendere un percorso con uno psicologo infantile richiede prima una fase di valutazione, in cui si determina cosa sta succedendo, a seguire si ha una fase di trattamento, ovvero quando lo psicologo, i genitori e il bambino stanno lavorando attivamente insieme per migliorare il problema.

Durante la fase di valutazione, i genitori sono molto importanti poiché trascorrono la maggior parte del tempo con il loro bambino, spesso sono i migliori informatori di ciò che sta accadendo.

Durante le prime sessioni, lo psicologo trascorre del tempo con i genitori per capire di cosa sono più preoccupati al fine anche di valutare alcune dinamiche e osservare determinati comportamenti.

L’analisi prevede che i genitori illustrino le tappe dello sviluppo dei loro figli, della loro famiglia fino all’istruzione e alla quotidianità. Diventa necessario porre domande sulle amicizie dei loro figli, sul loro benessere e sulla loro salute. Occorre quindi costruire un quadro esaustivo che raccolga quante più informazioni possibili per inquadrare le eventuali problematiche e definire le modalità di azione.

La valutazione può anche richiedere il coinvolgimento con gli insegnanti e con le figure educative del bambino per capire cosa sta succedendo in particolare a scuola o nelle altre attività che svolge.

Gli insegnanti ci forniscono informazioni sulle relazioni dei bambini, sui loro progressi accademici e sul loro comportamento.

Durante le visite scolastiche, possiamo osservare un bambino in classe o nel parco giochi. Questo ci fornisce informazioni su somiglianze o differenze tra casa e scuola.
Una volta che abbiamo una migliore comprensione del motivo per cui un bambino sta riscontrando problemi, si passa alla creazione di un vero e proprio piano di trattamento specifico. Ad esempio, se un bambino soffre di ansia, possiamo lavorare con il bambino e il genitore per pensare e rispondere all'ansia in modo più utile ed efficace, completare compiti comportamentali che sfidano le paure e aiutare i genitori ad aiutare il loro bambino a sentirsi al sicuro e protetto.

I trattamenti psicologici con i bambini sono diversi da quelli con gli adulti:

gli interventi devono essere mirati all'età evolutiva del bambino, quindi, messaggi importanti e abilità utili vengono insegnati attraverso l'uso di giochi e attività interessanti e divertenti.
Molto utile è la presenza del genitore in particolare nelle prime sedute: i bambini hanno bisogno di tempo per conoscere il consulente e devono sentirsi a proprio agio.

Spesso i bambini più piccoli cercano rifugio nella mamma o nel papà durante la prima sessione o nei momenti di mancanza di orientamento: questi frangenti possono svelare anche alcuni aspetti importanti per valutare le interazioni con entrambi i genitori e rappresentano l’occasione per responsabilizzare il bambino al fine di attivare un intervento step-by-step sull’autonomia e il distacco dalla zona di comfort familiare.

Successivamente, i bambini vanno quindi resi autonomi e i genitori devono defilarsi:

questo garantisce loro una dose di capacità e di coinvolgimento intellettuale, di comprendere la riservatezza e le ragioni principali che li portano a seguire il percorso con uno psicologo infantile. Ciò rappresenta anche un’occasione di crescita che può rivelarsi positiva e proficua in un’ottica di sviluppo emotivo e personale.

In questa fase è tutto molto delicato, gli equilibri che vanno cercati devono essere ben definiti da subito: il genitore deve motivare il bambino e portarlo ad accettare il cammino con lo psicologo informandolo, rendendolo partecipe delle iniziative che lo coinvolgono.

Allo stesso modo, l’intervento dello psicologo deve avere il suo peso nella fase di orientamento e nel giustificare gli incontri: può aiutare un approccio comprensivo, come quello di evidenziare al bambino che si è lì per aiutarli a rimpicciolire i loro grandi sentimenti in modo che si sentano felici più spesso. Si può spiegare che uno psicologo è qualcuno che può aiutarti a superare i sentimenti e i momenti difficili che hai vissuto è pronto ad aiutarti su tutto e può risolvere i problemi in un luogo sicuro e riservato.

Creare una zona di comfort, sia con i luoghi sia con la figura, è un passaggio che porta ulteriori elementi di analisi e arricchisce il quadro:

possiamo valutare la sua reazione, il grado di collaborazione e otteniamo segnali importanti sulle modalità di interazione del bambino. Capiremo se la modalità di intervento e le sessioni sono ben indirizzate o se occorrono interventi che puntino verso altre soluzioni.

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