I ruoli all’interno della coppia vanno concepiti per garantire un equilibrio e nel rispetto delle responsabilità reciproche di marito e moglie. Spesso però le buone intenzioni non sempre bastano a forgiare un buon rapporto. Non si tratta solo di mancanze, ma al contrario quando l'aiuto diventa eccessivo, il legame col partner rischia di snaturarsi diventando genitorialità.
Un rapporto sbilanciato graverà sull’attrazione poiché si rischia di diventare solo un rifugio per aiuto e supporto facendo scemare la magia dell’intimità. Essere troppo “mamma”, nel caso di una donna fin troppo protettiva, può generare una percezione anomala e indurre a valutare la presenza femminile nella coppia come non completa, centrata sul troppo intervento e orientando di conseguenza le attenzioni altrove, verso una persona che sia più una “amante” che una figura materna.
Il modo più comune è che un coniuge bisognoso abbia paura della rabbia o del rifiuto dell'altro coniuge. Questo trasferisce il potere all’altro nella relazione, che è libero di comportarsi male come vuole. L'unico modo sano per uscire da questo e squilibrio è che venga superata questa tendenza altrui. Se non lo si fa, la connessione emotiva tra moglie e marito diminuirà gradualmente fino a diventare nulla: non ci sarà magari un divorzio o una rottura, ma entrambi andranno verso infelicità e perdita del ruolo trasformandosi più in compagni di stanza che partner.
Deve essere una costante, una ricerca continua di situazioni che coinvolgano attivamente i due partner per evitare che la relazione venga tenuta in piedi in modo effimero o per paura di rimanere soli.
L'empatia è un modo per connettersi attraverso sentimenti condivisi che ci rende simili al nostro partner favorendo l'uguaglianza e una connessione più intima; la simpatia, di contro, è un modo per prendersi cura di qualcuno o entrare in una sintonia di circostanza non basata su un effettivo bisogno affettivo tant’è che è tipica di una relazione verticale, come quella tra medico e paziente, insegnante e studente, genitore e figlio.
Sebbene, ad esempio, il ruolo di moglie includa in parte la cura del marito, questo non deve predominare se si vuole mantenere l'uguaglianza e il legame di coppia: non può essere la base di tutto o l’unico punto di partenza. Essere custode e consigliere dell’altro può far sentire importante, ma ha un costo: superata la difficoltà, l’altro potrebbe percepire il partner come una figura amica e non averne più bisogno orientandosi alla ricerca di chi fornisce più empatia che supporto.
Alcuni aiuti sono più utili di altri: aiutare qualcuno non significa sempre fare qualcosa per lui. È importante chiedersi se, quando si interviene, sia in atto un soccorso o un intervento pensato a non aver bisogno delle cure. Per quanto possibile, bisogna educare il partner ad avere un’autonomia e indipendenza: chiedere e ricevere sempre un supporto, crea dipendenza, esaspera l’intervento e lo rende fin troppo strumentale svuotando la relazione.
Se le nostre scarpe si slacciano sempre, non abbiamo bisogno di qualcuno che ce le allacci di continuo ma di chi ci insegni ad allacciarle nel modo migliore affinché non sia necessario di allacciarle di continuo. Questo deve accadere in una coppia: l’intervento va promosso per il miglioramento di un atteggiamento e non solo per mettere di continuo una toppa.
Diverso e più delicato è sicuramente un contesto in cui un partner sia affetto da problemi psicologici. Occorre imparare il più possibile sul disturbo (vedi la necessità di ricorrere ad aiuto esterno o farmaci, scindere i sintomi dal comportamento): viziare il coniuge di solito mantiene il disturbo piuttosto che consentire di far meglio da soli.
Si rischia di fornire uno scudo iperprotettivo, da genitore o fin troppo comprensivo. La presenza del coniuge deve stimolare un’azione sana che punta a rimarcare i ruoli nella coppia: vicinanza e cura in quanto partner, nell’ottica della coppia e non dell’aiuto eccessivo.
in molti casi la richiesta di aiuto psicologico per la terapia di coppia può essere una soluzione utile per aiutarsi a vicenda e comprendere meglio il proprio ruolo
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